Fondatore del Gambero Rosso, precursore di nuovi mezzi e motodi di comunicazione, uno dei padri della critica gastronomica italiana. Il primo dei grandi giornalisti gastronomici ad aprire un blog, viaggiatore instancabile ed entusiasta. Il ricordo di Enzo Vizzari.
C'è incredulità del mondo della gastronomia alla notizia della morte di Stefano Bonilli, scomparso domenica sera a Roma, colpito da un infarto. Già sabato era stato ricoverato in ospedale e - con la sua solita ironia - aveva scritto su Twitter: "E' la legge di #Murphy, non c'è nulla da fare, ti ammali il 2 agosto quando il tuo medico è in vacanza".
Aveva 69 anni e una marea di viaggi programmati, di progetti in cantiere o già pronti in agenda, come l'incontro di settembre all'Università di Bologna per discutere di nuova editoria, vero pallino per un precursore dei tempi come lui.
Fondatore del Gambero Rosso, personaggio noto a chiunque graviti, da cuoco, appassionato, lettore, scrittore o giornalista, attorno al sistema cibo. A lui si deve, per esempio, la "scoperta" in Italia di Ferran Adrià - cui dedicò una copertina della rivista - e la valorizzazione di tanti giovani talenti, sia dei fornelli che della penna.
Una carriera cominciata al Manifesto come giornalista politico (era il 1971), dove nel 1986 fonda e dirige la rivista il Gambero Rosso, all'inizio supplemento del quotidiano, poi pubblicazione a sé stante (da cui col tempo ha sviluppato la guida ai ristoranti, la tv e la Città del Gusto). Bonilli ricordava fieramente anche la sua presenza, in quegli stessi anni, nel piccolo gruppo che con Carlo Petrini fondò il movimento Slow Food.
Dopo 22 anni alla direzione del Gambero Rosso, nuovi mezzi di comunicazione erano lo strumento per le sue idee, riflessioni, discussioni, dal blog paparogiallo al giornale online Gazzetta Gastronomica ("Un giornale che racconta il complesso e variegato mondo del cibo, del vino e dei viaggi da noi e in Europa, in America, in Asia").
Entusiasta viaggiatore, era innamorato di Roma, la città di cui con parole e fotografie descriveva bellezza, poesia, difetti e pregi. Il suo ultimo post sui social è proprio un omaggio alla capitale: "deserto e sole, città di Roma, la festa di Pietro, il mare è lontano, naufrago a casa, letture nell'ombra, ti parlo via twitter, risponde un'eco". Attivo su Twitter, aveva invece perso entusiasmo per Facebook. Dove si è diffusa fin da subito la triste notizia.
Così lo ricorda il direttore delle Guide l'Espresso, Enzo Vizzari:
"Due settimane fa l'ho chiamato da New Orleans. Aveva realizzato il suo ultimo tristissimo scoop dando la notizia della morte del nostro comune e caro amico Enrico Casini.
Presente, attento, semptre informato, critico implacabile ma sereno di fatti e misfatti del mondo dell'enogastronomia, e, sempre di più, del "costume".
Paperogiallo e Gazzetta Gastronomica: due dei 4 siti/blog tra i miei "preferiti" cioè da consultare sempre.
Ci sentivamo, scambiavamo rapidi check e aggiornamenti, confrontavamo appunti e ricordi, in funzione del libro che stava scrivendo, testimone e protagonista delle vicende dell'enogastronimia contemporanea.
Ciao Stefano, grazie".
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