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Tortino di melanzane e pomodoro con mozzarella.

Pubblicato da Maria Susana Diaz il 27/09/2013 | 19:27

Ingredienti:

2 melanzane lunghe
300 g di mozzarella
400 g di polpa di pomodoro
1 mazzetto di basilico ligure
1 spicchio di aglio
zucchero
6 cucchiai di olio di oliva
sale fino e grosso
pepe

Tortino di melanzane e pomodoro con mozzarella

Preparazione:  20’ più il tempo di riposo.

  • Lavate le melanzane, privatele del picciolo e dell’estremità inferiore, quindi tagliatele nel senso della larghezza a fette di circa 5 mm di spessore.
  • Mettetele in uno scolapasta, cospargetele di sale grosso e fatele riposare per almeno mezz’ora, in modo che perdano l’acqua amarognola di vegetazione.
  • Risciacquatele bene, tamponatele con carta assorbente da cucina e trasferitele sulla placca del forno foderata con l’apposita carta.
  • Condite le melanzane con un filo di olio, sale, pepe e abbondanti foglie di basilico, sciacquate e grossolanamente sminuzzate.
  • Cuocete in forno caldo a 220 °C per circa 20 minuti.
  • Sbucciate intanto l’aglio, dividetelo a metà e rosolatelo in 4 cucchiai di olio caldo.
  • Unite la polpa di pomodoro, la punta di un cucchiaino di zucchero, sale e cuocete, a fiamma media, per 15 minuti.
  • Tagliate la mozzarella a fettine molto sottili. Ungete una pirofila e formate quattro tortini disponendo, a strati alterni, melanzane, salsa di pomodoro, foglie di basilico e mozzarella; ripetete l’operazione una seconda volta terminando con uno strato di mozzarella.
  • Passate i tortini così ottenuti in forno preriscaldato a 220 °C per 15 minuti, sfornate e lasciate intiepidire prima di servire.

Vino consigliato: I sapori intensi del piatto richiedono un bianco corposo come il Lacryma Christi Bianco o il Soave Superiore.

Lacryma_Christi_wine_from_Naples

Lacryma Christi Bianco è un vino bianco Doc ricavato da uve Coda di Volpe e/o Verdeca (min. 80%), Falanghina e/o Greco (max. 20%). Viene prodotto nel territorio di diversi Comuni alle falde del Vesuvio.

I vini del Vesuvio erano già famosi ai tempi dei romani per corpo e bontà: "Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit - Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa" (Marziale).

Esistono vari miti e leggende sul nome del vino: "Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gl'inferi, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacrima Christi".
Un'altra versione narra invece di Cristo in visita ad un eremita redento che prima del commiato gli trasforma la sua bevanda poco potabile in vino eccellente. Versioni cristiane ereditate dalla mitologia pagana ben radicata sin dai primi insediamenti umani come dimostrano l'affresco di Bacco sul Vesuvio conservato nella Casa del Centenario a Pompei e le sue infinite presenze nei resti romani scampati all'eruzione del 79 d.C., la più antica di cui si abbia testimonianza scritta.
Sulla leggenda ritornò Curzio Malaparte che ne "La pelle", invita a bere "questo sacro, antico vino".

Il Lacryma Christi veniva prodotto negli antichi tempi da certi monaci, il cui convento sorgeva sulle pendici del Vesuvio. Sembra che più tardi i Padri Gesuiti, padroni di vaste terre in quelle località, fossero quasi esclusivi produttori e detentori di questo prezioso vino.

Per quanto siano radicate le tradizioni del Lacryma Christi, l'istituzione della DOC è piuttosto recente e risale al 1983.

Il Lacryma Christi rientra nella Denominazione di Origine Controllata (DOC) Vesuvio (D.P.R. 13.01.1983 - D.M. 31.11.1991) con una produzione annua di 12.986 Hl.
L'appellativo Lacryma Christi è la sottodenominazione di cui il vino può fregiarsi quando la resa è contenuta al 65% dell'uva e quando il titolo alcolometrico raggiunge almeno il 12%[1]. Oltre il 90% del prodotto in circolazione rientra nella sottodenominazione, mentre il restante 10%, circa 2000 ettolitri di vino, viene imbottigliato col solo nome Vesuvio.

Le uve sono coltivate solo in 15 comuni in provincia di Napoli, ad alta vocazione vitivinicola e localizzati su tutta la fascia pedemontana del Vesuvio dove i vigneti ospitano varietà autoctone, da sempre coltivate in questa zona:

    Le varietà Coda di Volpe (localmente noto come Caprettone o Crapettone), Verdeca, Falanghina e Greco concorrono per la realizzazione del Lacryma Christi Bianco;
    le varietà Piedirosso (o "Per’ e Palummo") localmente chiamato Palombina (o Palummina), Sciascinoso (localmente chiamato Olivella) ed Aglianico concorrono per la realizzazione del Lacryma Christi Rosso.

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A proposito di: Maria Susana Diaz

Ho deciso di aprire questo blog, per condividere insieme ad altre persone la passione che ho per la cucina, da qui il titolo del blog, non mancheranno ricette classiche, rivisitate, personali e cercherò di spaziare il più possibile. Le ricette che troverete rispecchiano il mio quotidiano, spero di riuscire per quanto sia la mia modesta esperienza di poter esservi utile nei miei consigli, perchè qualunque cosa decidiate di fare, la cucina richiede tempo, amore e passione.

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