Dissetanti, ricchi di sali minerali e poveri di calorie, melone e cocomero sono sempre più sdoganati dal ruolo di fine pasto per approdare in originali piatti salati. Dalla Zuppetta di cocomero e ostriche ai Gamberi rossi con cocomero saltato, dai Filetti di sogliola su letto di melone al Risotto melone e capperi, ecco le ricette da provare.
Nei libri dei botanici si chiama citrullus lanatus. È il cocomero, un peponide della famiglia delle cucurbitacee, ossia parente stretto delle zucchine e dei cetrioli. Per lo scarso contenuto calorico (circa 20 calorie per cento grammi) e l'elevato valore in potassio, sali minerali e vitamine è simpatico anche ai perennemente a dieta.
Di forma ellissoidale più o meno allungata, la buccia è di colore verde scuro e può presentare striature più chiare. Il sapore è particolarmente zuccherino e la polpa è di un bel rosso brillante, succosa e croccante, punteggiata dei classici semini neri. Le varietà più coltivate in Italia sono la Royal Flash, di forma allungata, la Crimson di forma tonda e la Vitumania, introdotta da pochi anni.
Immesse sul mercato in frutti che pesano dai 6 fino a 25 kg, la maggior parte arriva sulle nostre tavole attraverso la grande distribuzione. E di strada, nei secoli, devono averne fatta tanta: erano già coltivati dagli egiziani e infatti in Africa sono ortaggi che crescono anche spontaneamente.
In Italia il cocomero arrivò intorno al 1100, nel periodo di scambi seguito alle Crociate, ma già era conosciuto nelle classi nobili, dove era chiamato, con termine greco che vuol dire anche cetriolo, 'Angurion'.
Ed ecco spiegata anche la diversità di nomi che si riferiscono allo stesso prodotto: cocomero (dal latino cucumis), anguria o - come si dice in Campania - melone d'acqua (come in inglese, 'water melon').
Tipicamente consumato a fine pasto, come spezza fame pomeridiano o come dissetante nelle calde sere d'estate, oggi è sempre più valorizzato in piatti salati, sdoganato dal ruolo di dessert. Per esempio, è spesso elemento cromatico e aromatico di molte insalate dove si sposa bene con alcuni prodotti ittici (salmone e crostacei in primis), con il pollo grigliato, con i formaggi tipo feta ma anche grana, con le uova sode, con rucola e cipolla rossa.
Spesso sulle tavole insieme al cocomero ecco un'altra cucurbitacea, il melone, cucumis melo. La sua dolcezza lo rende perfetto per chi vuole coniugare sapore, linea e benessere. Anche qui si contano appena 30 calorie per cento grammi e un elevato valore in potassio, sali minerali e vitamine. Ortaggio dalla dolcezza aromatica e delicata, è entrato nelle cucine degli italiani imponendosi non solo come frutta o ingrediente di macedonie e dolci, ma anche nei piatti tradizionalmente salati: prosciutto e melone è ormai un classico tra gli antipasti.
E sempre più i cuochi ne sottolineano la versatilità esaltandone le caratteristiche in primi e secondi: famoso è il risotto al melone del cuoco romano Fabio Baldassarre e Fulvio Pierangelini suggerisce di provarlo (tagliato a cubetti e condito con sale e pepe) come contorno alle sogliole, marinate in limone e zenzero, e saltate in padella. L'importante che sia al giusto grado di maturazione e dal gusto zuccherino.
E qui scatta il fattore "destino" perché non è facile individuare dall'esterno la qualità della polpa. Ma difficile non vuol dire impossibile. Ecco allora alcuni espedienti per assicurarsi il melone perfetto.
Indizi di probabile bontà sono in primo luogo il peso, indice di maturità e sodezza: un melone 'leggero' per le sue dimensioni sarà certamente acquoso e quindi da scartare. Poi si deve testare l'elasticità della calottina opposta al picciolo: se cede a una leggera pressione e tende a tornare tonda, il melone è ben maturo; se troppo dura, il melone è acerbo; se invece risulta molle, è "passato" di maturazione.
Altro importante elemento è il profumo del popone, che si sente in particolare annusando la calottina. Quindi bisogna registrare buon peso, calotta elastica, odore intenso. L'assenza di tutte queste caratteristiche rivela di certo un melone da non comprare. Purtroppo, però, la loro presenza non è al 100 per cento garanzia di successo.
Con un minimo di abilità e un pizzico di fortuna si può comunque portare a casa un piccolo tesoro di gusto.
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