Nell’Ottocento, prima che la filossera e altre malattie (molte delle quali provienienti dall’America) si concentrassero con la loro potenza distruttrice sui vigneti italiani, nel nostro paese, c’erano migliaia di vitigni, a volte diversi da villaggio a villaggio, ognuno con particolarità e specifiche caratteristiche. Questa ricchezza di vitigni autoctoni, dopo l'avvento della filossera e con il passare degli anni, si è poi fortemente ridimensionata.
In molte aree d’Italia, c’è stato poi il periodo contrassegnato dall’impianto di vitigni molto produttivi, anche se scarsi sul fronte della qualità.
Negli ultimi 30 anni, aiutata anche dal passaggio della viticoltura (da promiscua a specializzata), nasce la moda a riconvertire questo "status quo" (da varietà di bassa qualità a varietà pregiate). Sono, quindi, arrivati i vitigni cosiddetti internazionali (in larga parte, già presenti nell’Ottocento nei vigneti italiani). In Italia, comunque, il numero dei vitigni resta ancora davvero molto alto, il più elevato al mondo.
VERDICCHIO.
Vitigno tipico delle Marche da cui si ottiene un vino con riflessi verdolini, profumato e caratterizzato da un piacevole retrogusto amarognolo. Nelle migliori versioni si presenta elegante, sapido ed equilibrato.
Il Verdicchio è un vitigno a bacca bianca coltivato quasi esclusivamente nelle Marche. Si tratta di un vitigno piuttosto eclettico che viene utilizzato per produrre, generalmente in purezza, sia vini freschi e di pronta beva, sia vini molto strutturati e capaci di notevole longevità. È altresì utilizzato per produrre spumanti (sia metodi classici, sia Charmat) e vini passiti.
Il vitigno è considerato autoctono delle Marche: le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al XVI secolo.
Recentemente, l'analisi genetica ha evidenziato una parentela molto stretta tra il Verdicchio e il Trebbiano di Soave: si è dunque ipotizzato che il verdicchio sia stato introdotto nelle Marche da coloni veneti, giunti alla fine del '400 per ripopolare le campagne dopo un'epidemia di peste. Cupramontana è considerata la capitale del Verdicchio.
È un vitigno piuttosto duttile, adatto alle più diverse tecniche di allevamento e di vinificazione. Storicamente, il Verdicchio ha avuto una grande fortuna commerciale sin dagli anni '60, in una versione fresca e semplice, anche grazie a un'azzeccata campagna di marketing.
Tuttavia, con una maggior cura in vigna e in cantina, il Verdicchio produce uve di altissima qualità: oggigiorno tutti i principali produttori vinificano versioni del verdicchio di qualità superiore, aventi grande struttura, buona spalla acida ed elevato tenore alcolico. Risultati eccellenti si sono ottenuti anche con le vendemmie tardive. Questi verdicchi evoluti presentano un'ampia gamma di profumi floreali e fruttati, e spesso marcate note minerali (particolarmente la pietra focaia). In bocca, è caratteristico il finale gradevolmente amarognolo.
Sia che venga vinificato in acciaio, sia che venga vinificato in legno, il Verdicchio ha il potenziale per produrre vini di grande longevità, superando anche i vent'anni, almeno nelle annate favorevoli. Concretamente, soltanto poche etichette sono capaci di sopportare un tale invecchiamento, anche perché la maggior parte delle cantine cerca di produrre vini immediatamente godibili.
Il Verdicchio si presta particolarmente bene anche alla produzione di spumanti naturali, sia con il metodo classico, sia con il metodo Charmat. I primi esperimenti di spumantizzazione "alla maniera del vero champagne" sarebbero stati condotti a metà dell'800 da Ubaldo Rosi. Si produce anche il Verdicchio passito, tipicamente più abboccato che dolce, anche in versione muffato.
Diffuso soprattutto in Liguria e Sardegna, dà origine a vini freschi e delicatamente aromatici.
Le sue origini non sono chiare: per alcuni è originario del nordest della Spagna in Aragona ma la varietà non sembra essere più coltivata in quella che dovrebbe essere la sua terra nativa; per altri sempre in Spagna era noto come Listan d'Andalusia. Secondo altri ancora sarebbe nativo del Portogallo (dove è conosciuto con il nome di "codega") o dell'isola di Madera, considerate le numerose affinità (ricchezza del colore e di estratto) con la locale malvasia.
Dalla penisola iberica si sarebbe poi diffuso prima in Francia - Grosse Clarette, Malvois d'Espagne, Piccabon, Languedoc-Roussillon - poi in Liguria dove prese il nome di Malvasia Grossa, Carbesso o Corbesso o Carbess (il pigato è considerato da alcuni come una varietà di Vermentino), Pizzamosca, e Vemettino, nome quest'ultimo con cui giunse in Corsica e quindi, nella seconda metà dell'Ottocento, in Gallura (Sardegna) dove acquisisce la denominazione Vermentino e, in minor misura, anche in alcune zone della Toscana.
Il vitigno viene utilizzato per la produzione di numerosi vini.
In Sardegna uno tra i più conosciuti ed apprezzati vini a base di Vermentino è il Vermentino di Gallura, vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, caratterizzato da una notevole struttura e alcolicità. Tra i vini a Denominazione di Origine Controllata a base di Vermentino si possono citare: l'Alghero Vermentino frizzante e il Vermentino di Sardegna, contraddistinto da caratteristiche più diversificate, dal vino più strutturato a quello più fresco e usato come aperitivo.
Meno strutturati ma dotati di maggiore eleganza sono i vini a Denominazione di Origine Controllata liguri a base di Vermentino, quali il Riviera Ligure di Ponente, il Val Polcevera, il Golfo del Tigullio e il Colli di Luni.
Meno strutturati ma dotati di maggiore eleganza sono i vini a Denominazione di Origine Controllata liguri a base di Vermentino, quali il Riviera Ligure di Ponente, il Val Polcevera, il Golfo del Tigullio e il Colli di Luni.
In Toscana i più conosciuti vini DOC a base di Vermentino sono: il Candia dei Colli Apuani, il Montecarlo ed il Bolgheri bianco.
Negli ultimi anni gli enologi hanno lavorato per creare tipologie di Vermentino vinificato in purezza, per farlo risultare più fruttato e gradevole. Un espediente per accentuare queste caratteristiche è anticiparne la vendemmia, in modo che il mosto abbia maggior ricchezza di acidità.
I vini a base di Vermentino sono generalmente dei bianchi secchi ma delicatamente morbidi, di colore giallo paglierino, con profumi intensi di fiori di campo ed erbacei e una nota di pesca gialla.
Possono essere abbinati con antipasti di mare, piatti di pesce (come il classico abbinamento tra aragosta e vermentino sardo) e polpo ma anche con i tipici pansoti liguri con salsa di noci e gli altri piatti della cucina ligure.
In Liguria questo vitigno è maggiormente sviluppato nella Riviera di Ponente, in special modo nelle zone in provincia di Imperia.
VERBICARO ROSSO.
Il Verbicaro rosso è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Cosenza.
Caratteristiche organolettiche:
E' prodotto soprattutto utilizzando il Gaglioppo indicato tradizionalmente come Guarnaccia nera e il greco nero (60%) ; a questi si aggiungono la Malvasia bianca,la Guarnaccia bianca e il Greco bianco (30%) insieme ad altri vitigni a bacca rossa non aromatici della zona (10%).La gradazione alcolica minima totale è 13% mentre l'acidita' minima totale è 4,5%.
Le caratteristiche del Verbicaro Rosso Doc sono il colore rosso rubino,più o meno carico; il profumo vinoso,delicato,caratteristico;il sapore gradevole,asciutto,vellutato,leggermente aromatico.
Il verbicaro Rosso Doc si abbina ai primi piatti tipici della cucina mediterranea dai sapori caratteristici e forti,ai secondi di carne,ai salumi.
La temperatura consigliata a cui servirlo è 16/18° C.
VERNACCIA.
Coltivato in Toscana (a S. Gimignano) e in Sardegna, produce uno dei vini più caratteristici del nostro paese. Secco, strutturato e adatto all'invecchiamento.
La Vernaccia di Oristano ha origini molto antiche tanto da ipotizzare la spontaneità della Vitis Vinifera. Il suo nome deriva dal latino "Vernacula", vino del luogo e il primo cenno storico scritto risale al 1327, nel “Breve di Villa di Chiesa” libro di leggi conservato ad Iglesias.
Nel periodo Giudicale, grazie al volere di Eleonora d'Arborea si imposero con la "Carta de Logu" l'impianti di vitigni nei terreni incolti e severe leggi per la loro salvaguardia. Alla fine del XIX secolo tutte le viti Europee, e quindi anche la Vernaccia di Oristano, vennero distrutte da un insetto parassita, la filossera, che venne debellata con l'innesto su barbatelle di vite americana.
Nel dopoguerra ci fu una forte ripresa della produzione, e molti produttori si riunirono in cooperativa e ottonerò il disciplinare di produzione della Vernaccia di Oristano DOC.
Ma negli anni 90 ci fu un grosso calo di produzione e una perdita di interesse sia dei produttori che dei consumatori, questo per gli incentivi europei per l'estirpazione delle vigne, per i costi elevati di produzione dovuta alla giacenza triennale del prodotto e per la crescente quantità di prodotti presenti nel mercato che portano a una più vasta scelta per i consumatori.
In molte aree d’Italia, c’è stato poi il periodo contrassegnato dall’impianto di vitigni molto produttivi, anche se scarsi sul fronte della qualità.
Negli ultimi 30 anni, aiutata anche dal passaggio della viticoltura (da promiscua a specializzata), nasce la moda a riconvertire questo "status quo" (da varietà di bassa qualità a varietà pregiate). Sono, quindi, arrivati i vitigni cosiddetti internazionali (in larga parte, già presenti nell’Ottocento nei vigneti italiani). In Italia, comunque, il numero dei vitigni resta ancora davvero molto alto, il più elevato al mondo.
VERDICCHIO.
Vitigno tipico delle Marche da cui si ottiene un vino con riflessi verdolini, profumato e caratterizzato da un piacevole retrogusto amarognolo. Nelle migliori versioni si presenta elegante, sapido ed equilibrato.
Il Verdicchio è un vitigno a bacca bianca coltivato quasi esclusivamente nelle Marche. Si tratta di un vitigno piuttosto eclettico che viene utilizzato per produrre, generalmente in purezza, sia vini freschi e di pronta beva, sia vini molto strutturati e capaci di notevole longevità. È altresì utilizzato per produrre spumanti (sia metodi classici, sia Charmat) e vini passiti.
Il vitigno è considerato autoctono delle Marche: le prime testimonianze della sua coltivazione risalgono al XVI secolo.
Recentemente, l'analisi genetica ha evidenziato una parentela molto stretta tra il Verdicchio e il Trebbiano di Soave: si è dunque ipotizzato che il verdicchio sia stato introdotto nelle Marche da coloni veneti, giunti alla fine del '400 per ripopolare le campagne dopo un'epidemia di peste. Cupramontana è considerata la capitale del Verdicchio.
È un vitigno piuttosto duttile, adatto alle più diverse tecniche di allevamento e di vinificazione. Storicamente, il Verdicchio ha avuto una grande fortuna commerciale sin dagli anni '60, in una versione fresca e semplice, anche grazie a un'azzeccata campagna di marketing.
Tuttavia, con una maggior cura in vigna e in cantina, il Verdicchio produce uve di altissima qualità: oggigiorno tutti i principali produttori vinificano versioni del verdicchio di qualità superiore, aventi grande struttura, buona spalla acida ed elevato tenore alcolico. Risultati eccellenti si sono ottenuti anche con le vendemmie tardive. Questi verdicchi evoluti presentano un'ampia gamma di profumi floreali e fruttati, e spesso marcate note minerali (particolarmente la pietra focaia). In bocca, è caratteristico il finale gradevolmente amarognolo.
Sia che venga vinificato in acciaio, sia che venga vinificato in legno, il Verdicchio ha il potenziale per produrre vini di grande longevità, superando anche i vent'anni, almeno nelle annate favorevoli. Concretamente, soltanto poche etichette sono capaci di sopportare un tale invecchiamento, anche perché la maggior parte delle cantine cerca di produrre vini immediatamente godibili.
Il Verdicchio si presta particolarmente bene anche alla produzione di spumanti naturali, sia con il metodo classico, sia con il metodo Charmat. I primi esperimenti di spumantizzazione "alla maniera del vero champagne" sarebbero stati condotti a metà dell'800 da Ubaldo Rosi. Si produce anche il Verdicchio passito, tipicamente più abboccato che dolce, anche in versione muffato.
Diffuso soprattutto in Liguria e Sardegna, dà origine a vini freschi e delicatamente aromatici.
Le sue origini non sono chiare: per alcuni è originario del nordest della Spagna in Aragona ma la varietà non sembra essere più coltivata in quella che dovrebbe essere la sua terra nativa; per altri sempre in Spagna era noto come Listan d'Andalusia. Secondo altri ancora sarebbe nativo del Portogallo (dove è conosciuto con il nome di "codega") o dell'isola di Madera, considerate le numerose affinità (ricchezza del colore e di estratto) con la locale malvasia.
Dalla penisola iberica si sarebbe poi diffuso prima in Francia - Grosse Clarette, Malvois d'Espagne, Piccabon, Languedoc-Roussillon - poi in Liguria dove prese il nome di Malvasia Grossa, Carbesso o Corbesso o Carbess (il pigato è considerato da alcuni come una varietà di Vermentino), Pizzamosca, e Vemettino, nome quest'ultimo con cui giunse in Corsica e quindi, nella seconda metà dell'Ottocento, in Gallura (Sardegna) dove acquisisce la denominazione Vermentino e, in minor misura, anche in alcune zone della Toscana.
Il vitigno viene utilizzato per la produzione di numerosi vini.
In Sardegna uno tra i più conosciuti ed apprezzati vini a base di Vermentino è il Vermentino di Gallura, vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, caratterizzato da una notevole struttura e alcolicità. Tra i vini a Denominazione di Origine Controllata a base di Vermentino si possono citare: l'Alghero Vermentino frizzante e il Vermentino di Sardegna, contraddistinto da caratteristiche più diversificate, dal vino più strutturato a quello più fresco e usato come aperitivo.
Meno strutturati ma dotati di maggiore eleganza sono i vini a Denominazione di Origine Controllata liguri a base di Vermentino, quali il Riviera Ligure di Ponente, il Val Polcevera, il Golfo del Tigullio e il Colli di Luni.
Meno strutturati ma dotati di maggiore eleganza sono i vini a Denominazione di Origine Controllata liguri a base di Vermentino, quali il Riviera Ligure di Ponente, il Val Polcevera, il Golfo del Tigullio e il Colli di Luni.
In Toscana i più conosciuti vini DOC a base di Vermentino sono: il Candia dei Colli Apuani, il Montecarlo ed il Bolgheri bianco.
Negli ultimi anni gli enologi hanno lavorato per creare tipologie di Vermentino vinificato in purezza, per farlo risultare più fruttato e gradevole. Un espediente per accentuare queste caratteristiche è anticiparne la vendemmia, in modo che il mosto abbia maggior ricchezza di acidità.
I vini a base di Vermentino sono generalmente dei bianchi secchi ma delicatamente morbidi, di colore giallo paglierino, con profumi intensi di fiori di campo ed erbacei e una nota di pesca gialla.
Possono essere abbinati con antipasti di mare, piatti di pesce (come il classico abbinamento tra aragosta e vermentino sardo) e polpo ma anche con i tipici pansoti liguri con salsa di noci e gli altri piatti della cucina ligure.
In Liguria questo vitigno è maggiormente sviluppato nella Riviera di Ponente, in special modo nelle zone in provincia di Imperia.
VERBICARO ROSSO.
Caratteristiche organolettiche:
- colore: rosso rubino più o meno carico
- odore: vinoso, delicato, caratteristico
- sapore: gradevole, asciutto, vellutato, talvolta leggermente aromatico
E' prodotto soprattutto utilizzando il Gaglioppo indicato tradizionalmente come Guarnaccia nera e il greco nero (60%) ; a questi si aggiungono la Malvasia bianca,la Guarnaccia bianca e il Greco bianco (30%) insieme ad altri vitigni a bacca rossa non aromatici della zona (10%).La gradazione alcolica minima totale è 13% mentre l'acidita' minima totale è 4,5%.
Le caratteristiche del Verbicaro Rosso Doc sono il colore rosso rubino,più o meno carico; il profumo vinoso,delicato,caratteristico;il sapore gradevole,asciutto,vellutato,leggermente aromatico.
Il verbicaro Rosso Doc si abbina ai primi piatti tipici della cucina mediterranea dai sapori caratteristici e forti,ai secondi di carne,ai salumi.
La temperatura consigliata a cui servirlo è 16/18° C.
Segnalato da Ubuntuland
VERNACCIA.
Coltivato in Toscana (a S. Gimignano) e in Sardegna, produce uno dei vini più caratteristici del nostro paese. Secco, strutturato e adatto all'invecchiamento.
La Vernaccia di Oristano ha origini molto antiche tanto da ipotizzare la spontaneità della Vitis Vinifera. Il suo nome deriva dal latino "Vernacula", vino del luogo e il primo cenno storico scritto risale al 1327, nel “Breve di Villa di Chiesa” libro di leggi conservato ad Iglesias.
Nel periodo Giudicale, grazie al volere di Eleonora d'Arborea si imposero con la "Carta de Logu" l'impianti di vitigni nei terreni incolti e severe leggi per la loro salvaguardia. Alla fine del XIX secolo tutte le viti Europee, e quindi anche la Vernaccia di Oristano, vennero distrutte da un insetto parassita, la filossera, che venne debellata con l'innesto su barbatelle di vite americana.
Nel dopoguerra ci fu una forte ripresa della produzione, e molti produttori si riunirono in cooperativa e ottonerò il disciplinare di produzione della Vernaccia di Oristano DOC.
Ma negli anni 90 ci fu un grosso calo di produzione e una perdita di interesse sia dei produttori che dei consumatori, questo per gli incentivi europei per l'estirpazione delle vigne, per i costi elevati di produzione dovuta alla giacenza triennale del prodotto e per la crescente quantità di prodotti presenti nel mercato che portano a una più vasta scelta per i consumatori.
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Se vuoi aggiungere a quest'ottima guida il Verbicaro Rosso:
RispondiEliminaTipo: ROSSO
Cat. omologa: D.O.C.
PRODUZIONE
Regione: CALABRIA
Provincia di origine: Cosenza
Zona tipica: Cosenza
Uvaggio: Nerello Gaglioppo Aglianico
Invecchiamento minimo:
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore: Rubino poco intenso
Gradazione indicativa: 12°
Profumo: Vinoso gradevole delicato
Temperatura di servizio:
Abbinamento a piatti: Maccheroni al verbicaro Arrosti Formaggi pasta dura