Prima della colonizzazione spagnola nel XVI secolo, questo meraviglioso paese era abitato da un esiguo gruppo di indios nomadi che non hanno lasciato nessuna traccia di civilizzazione. Gli argentini infatti sono per la maggior parte di origine europea essendo i loro antenati dei coloni spagnoli ed italiani.
Nonostante ciò la loro cucina ha poco in comune con quella dei loro rispettivi paesi di origine in quanto essi hanno adattato molto velocemente il loro retaggio gastronomico ai prodotti di questa vastissima nazione: la carne in primo luogo seguita dalla zucca, i fagioli ed il mais.
Gli argentini sono molto ospitali, estroversi e calorosi. Come gli spagnoli, salutano baciando di solito sulla guancia destra e danno subito del tu.
Il piatto nazionale argentino è l'asado. Deriva dall'usanza che i gauchos avevano di cucinare la carne e che è rimasta uguale fino ai giorni nostri. Si taglia la bestia – agnello, maiale e soprattutto manzo – a metà per il lungo, la si infila a dei grandi spiedi infilati sul terreno con una inclinazione di 20 gradi in modo che il grasso non caschi sul fuoco ma bagni la carne durante la sua cottura. Il fuoco alimentato da legno del quebracho sviluppa un gran calore e una fiamma ridotta. Di solito il manzo viene cotto con la sua pelle e per questo motivo prende il nome di asado con cuero.
L'asado è un pasto che richiede molta cura e tempo per la preparazione. Di solito affinchè sia pronto a mezzogiorno, bisogna accendere il fuoco all'alba e poi bisogna cuocere ogni taglio di carne in tempi diversi in modo che tutto sia cotto alla stessa ora.
Sebbene ci siano dei cuochi specializzati nell'asado, è il padrone di casa che s'incarica del suo preparativo. Munito di un forchettone, sorveglia la cottura della carne, gira i pezzi di carne o li sposta per esporli ad una cottura più o meno forte. Nell'attesa che la carne sia pronta, vengono servite le empanadas innaffiate da del buon vino rosso.
La bibita nazionale argentina è il mate. È una specie di thé di sapore amaro e di grande potere stimolante in quanto molto ricco di mateina.
E molto curioso il suo metodo di preparazione: In una zucca svuotata, grande come una pera, si mette una manciata di yerba mate e la si ricopre di acqua bollente. Dopo avere lasciato per qualche minuto la bibita in infusione, la si aspira con la bombilla una specie di cannuccia in metallo la cui estremità inferiore è leggermente tondeggiante e buccherellata. Una manciata di yerba serve per diverse infusioni e un solo mate passa da convitato a convitato. A seconda del livello sociale delle famiglie il mate può essere più o meno semplice. Certamente le famiglie più ricche posseggono dei mates che si tramandano da generazione in generazione e che sono dei capolavori dell'argenteria coloniale sudamericana.
Per bere il mate occorre:
un mate: specifico ”bicchiere”. I tipi di mate sono infiniti e variano essenzialmente per forma, materiale e dimensioni.
una bombilla: cannuccia di metallo. Il mate va sorseggiato attraverso di essa.
la yerba: erba per infusione. Si compra in pacchetti. Ne esistono di diverse qualità, sapori e prezzo. Un po’ come il caffè da noi.
una pava: bollitore per scaldare l’acqua a 87 °C. L’acqua non deve MAI BOLLIRE.
un thermos: per mantenere l’acqua calda alla giusta temperatura.
A piacere:
yuyos: erbe officinali selvatiche per profumare la yerba. Es. menta peperina, burro, cedrón,…
criollitos, biscochitos, pastelitos dulces, …: salatini, biscottini, dolcetti, … per accompagnare il mate.
Il mate si beve amaro o addolcito con zucchero o dolcificante.
La tavola di solito viene apparecchiata come da noi.
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Se non sbaglio, oltre all’omonimo infuso dalla yerba mate gli argentini hanno anche tratto un verbo, matear – appunto, tomar el mate. Agli immigrati friulanofoni dev’essere suonato familiare…
RispondiEliminaIl primo – e unico – mate che ho bevuto è stato quello che chiesi in un bar di argentini – il “Buenos Aires”, credo, che avevano aperto a Udine tanti anni fa e non durò a lungo. Non era in lista, rimasero sorpresi ma me lo prepararono – ne avevano un pacco, evidentemente per loro. Che amaro! Forse davvero bisogna berlo in compagnia.