Le cipolline in agrodolce sono una ricetta molto semplice da preparare e altrettanto gustose da mangiare!
Rappresentano sicuramente un ottimo antipasto, adatto anche al periodo delle feste natalizie e possono essere servite sia calde che fredde.
Ingredienti: per 4 persone
500 g di cipolline
20 g di burro
20 g di zucchero
1/2 dl di aceto
sale
Preparazione: 10’ + 45’
- Lavate velocemente lo storione in acqua fredda corrente, asciugatelo tamponandolo e tenetelo da parte.
- Preparate un’emulsione con olio extravergine di oliva, succo di limone in quantità doppia rispetto all’olio, una presa di sale e un generoso pizzico di pepe nero macinato al momento.
- Tenete le fettine di storione per 10 minuti nella marinata, voltatele e fatele marinare per altri 10 minuti.
- Nel frattempo fate ammorbidire l’uvetta in acqua tiepida.
- Scolate il pesce, disponetelo su un piatto da portata, quindi bagnatelo con la salsa della marinata e distribuite l’uvetta ben scolata dall’acqua di ammollo e i pinoli.
- Completate la preparazione con grani di pepe rosa grossolanamente macinati.
- Decorate a piacere con barbine di finocchio o ciuffetti di aneto e spicchi di limone verde e servite subito.
Vino consigliato: si tratta di un piatto difficile da abbinare, perché l’aceto tende a conferire sentori agri al vino; pertanto si potrebbe addirittura rinunciare ad accompagnarlo. In alternativa, la scelta può ricadere su un vino dotato di discreto residuo zuccherino come Orvieto abboccato o Albana di Romagna abboccato.
In passato l’odierna zona di Orvieto era abitata dagli Etruschi e già allora si produceva un vino tanto apprezzato da essere commercializzato anche in altre regioni. L’Orvieto anticamente era con ogni probabilità abboccato, in quanto nelle cantine la temperatura era sufficientemente bassa da impedire una fermentazione completa e quindi gli zuccheri non fermentati rendevano dolce il vino.
Con i Romani la vinificazione subì dei cambiamenti: si usava infatti aggiungere al vino pece, alloro e miele per favorirne la conservazione e migliorarne il gusto. Già dal XII secolo il territorio comunale era considerato area vocata alla viticoltura ed esistevano esenzioni fiscali per chi piantava vigneti: la vite prosperò anche occupando gli spazi riservati agli orti. Il vino assunse tanta importanza che venne usato anche per effettuare pagamenti.
Grandi artisti come Pinturicchio e Signorelli vennero pagati in vino per alcune loro opere eseguite in questo territorio. La zona in cui un tempo si produceva l’Orvieto è detta oggi “classica” per distinguerla da quella attuale ben più ampia. L’Orvieto DOC è prodotto con uve dei vitigni Trebbiano Toscano (40-60%), Verdello (15-25%), Grechetto, Canaiolo Bianco e Malvasia Toscana (massimo 20%). Si produce nelle versioni Classico, se ottenuto nella zona più antica, e Superiore con 4 mesi di affinamento minimo e una gradazione minima di 12%.
In passato l’odierna zona di Orvieto era abitata dagli Etruschi e già allora si produceva un vino tanto apprezzato da essere commercializzato anche in altre regioni. L’Orvieto anticamente era con ogni probabilità abboccato, in quanto nelle cantine la temperatura era sufficientemente bassa da impedire una fermentazione completa e quindi gli zuccheri non fermentati rendevano dolce il vino. Con i Romani la vinificazione subì dei cambiamenti: si usava infatti aggiungere al vino pece, alloro e miele per favorirne la conservazione e migliorarne il gusto.
Già dal XII secolo il territorio comunale era considerato area vocata alla viticoltura ed esistevano esenzioni fiscali per chi piantava vigneti: la vite prosperò anche occupando gli spazi riservati agli orti. Il vino assunse tanta importanza che venne usato anche per effettuare pagamenti. Grandi artisti come Pinturicchio e Signorelli vennero pagati in vino per alcune loro opere eseguite in questo territorio. La zona in cui un tempo si produceva l’Orvieto è detta oggi “classica” per distinguerla da quella attuale ben più ampia.
L’Orvieto DOC è prodotto con uve dei vitigni Trebbiano Toscano (40-60%), Verdello (15-25%), Grechetto, Canaiolo Bianco e Malvasia Toscana (massimo 20%). Si produce nelle versioni Classico, se ottenuto nella zona più antica, e Superiore con 4 mesi di affinamento minimo e una gradazione minima di 12%.
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