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Giambars un secondo piatto speziato e gustoso al punto giusto.

Pubblicato da Maria Susana Diaz il 26/11/2013 | 12:51

Una pietanza che farà letteralmente impazzire gli estimatori di crostacei

Ingredienti: per 6 persone

700 g di gamberi di acqua dolce
3 spicchi di aglio
2 cucchiai di erbe aromatiche fresche tritate (prezzemolo, basilico, maggiorana)
2 dl di vino bianco secco
paprica
1 dl di olio extravergine di oliva
sale
fette di polenta per accompagnare

giambars

Preparazione: 20’ + 20’ di cottura

  • Lavate accuratamente i gamberi sotto l’acqua fredda corrente, senza sgusciarli, poi asciugateli bene con carta assorbente da cucina.
  • Scaldate l’olio in un tegame e fate soffriggere gli spicchi di aglio, sbucciati e leggermente schiacciati, fino a quando saranno dorati.
  • Eliminate l’aglio e aggiungete i gamberi e le erbe aromatiche tritate, mescolate per insaporire, quindi bagnate con il vino.
  • Fatelo evaporare a fiamma alta, regolate di sale e insaporite con una presa di paprica.
  • Coprite il recipiente e fate cuocere a fiamma media per circa 10 minuti.
  • Servite i gamberi ancora caldi con fette di polenta grigliate.

Vino consigliato: Il sapore pieno e dolce dei gamberi richiede vini bianchi abboccati, come il Verduzzo Aquileia o l’Orvieto abboccato.

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C'è un documento eccezionale dell'epoca etrusca che testimonia la presenza del vino nella vita quotidiana, nella religione e nei riti di questo popolo: è la rappresentazione del banchetto funebre affrescato nella tomba Golini I, detta anche dei Velii. La tomba è ubicata sul Poggio del Roccolo davanti alla rupe orvietana mentre l'affresco originale, che vi consigliamo vivamente di visitare, è conservato al Museo Archeologico Nazionale in Piazza del Duomo. Nella metà di sinistra sono raffigurate le fasi preparatorie del banchetto, dalla macellazione delle carni fino alla loro cottura nel forno, alla predisposizione sui tavoli, da parte dei servi, delle bevande e dei cibi, tra cui si riconoscono bene dei grappoli d'uva. Nella metà di destra è dipinto invece il convivio vero e proprio, presenziato da Ade e Persefone e illuminato da candelabri, con i banchettanti distesi su klinai e allietati da suonatori di tibia e di cetra. Un demone femminile alato, raffigurato sulla parete d'ingresso, accompagna il defunto sopra una biga nell'oltretomba. Nella rappresentazione del banchetto, consumato sullo sfondo di una dispensa aperta, con carni appese e anfore di vini, oltre ai parenti dei Velii e agli dei dell'Averno è rappresentata la figura di un giovanetto che, con fare attento, strizza dei grappoli d'uva con le mani per farne vino. Ulteriore testimonianza di quanto l'Orvieto etrusca sia stata strettamente legata alla produzione vinicola, è poi la grande quantità di contenitori per il vino rinvenuti nella necropoli orvietana: stamnoi, krateres, skyphoi, kantharoi, kilikes, oinokoai che potrete ammirare nei due splendidi musei archeologici della città, il già menzionato Museo Archeologico Nazionale e il Museo "Claudio Faina", anch'esso in Piazza del Duomo.

Gli Etruschi facevano del vino un commercio fiorente, con avventurose spedizioni verso il Nord Europa; altrettanto i Romani che, nel periodo del loro dominio sulla città, lo inviavano a Roma attraverso il porto fluviale di Palianum dove, in epoca recente, sono state ritrovate numerose anfore vinarie.

vino orvieto dolce

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A proposito di: Maria Susana Diaz

Ho deciso di aprire questo blog, per condividere insieme ad altre persone la passione che ho per la cucina, da qui il titolo del blog, non mancheranno ricette classiche, rivisitate, personali e cercherò di spaziare il più possibile. Le ricette che troverete rispecchiano il mio quotidiano, spero di riuscire per quanto sia la mia modesta esperienza di poter esservi utile nei miei consigli, perchè qualunque cosa decidiate di fare, la cucina richiede tempo, amore e passione.

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