Ridurre l’impronta idrica e di carbonio dell’intera filiera produttiva, dalla coltivazione del pomodoro al prodotto finito, è la nuova mission di Mutti (azienda leader nella produzione del pomodoro) in collaborazione con il WWF, spiegata attraverso un’interessante infografica che potete consultare cliccando sull’immagine di fianco.
Ogni processo produttivo, necessita in tutte le sue fasi di risorse naturali, prima tra tutte l’acqua. La disponibilità di acqua dolce in natura è, come per tutte le risorse, limitata. Per prevenire e ridurre il rischio di esaurimento e inquinamento di questo bene primario, l’impatto che la produzione e il consumo quotidiano di prodotti ha su questa risorsa deve essere quindi misurato. Tale misurazione prende il nome di Impronta Idrica (Water footprint).
E l’impronta idrica del settore agricolo pesa non poco sui consumi di acqua dolce (ne utilizza infatti circa il 70-80% di quella disponibile sul Pianeta). Mutti è tra le prime aziende nel mondo che definisce un impegno concreto e rendicontabile di riduzione della propria impronta idrica in collaborazione in collaborazione con WWF: il 3% di riduzione, ovvero un risparmio annuale di acqua equivalente a:
- 400 piscine olimpioniche (1 piscina olimpionica contiene 2.500 metri cubi di acqua);
- oltre 6 Colossei pieni di acqua (superficie 3357m*altezza 48.5 m);
- circa 7 milioni di vasche da bagno (ogni vasca contiene circa 140 litri);
- quantità di acqua necessaria per cucinare 1.250.000.000 di piatti di pasta.
Non solo, l’azienda punta a ridurre anche l’impronta di carbonio (carbon footprint, ovvero le emissioni di gas climalteranti) della propria attività produttiva del 19% entro il 2015 (ovvero 2.694 tonnellate di CO2). La riduzione dell’impronta di CO2 di Mutti avverrà attraverso:
- 45% – da misure tecnologiche (ovvero modifiche o ottimizzazioni sugli impianti esistenti);
- 27% – dall’utilizzo di fonti rinnovabili: installazione sui tetti dello stabilimento di circa 10.000 mq di impianto fotovoltaico (con una produzione stimata di circa 1.050.000 kWh/anno) e di un impianto a biomassa (con una produzione stimata di circa 500.000 kWh/anno);
- 28% – da misure organizzative (ovvero la definizione di procedure interne per la gestione dell’energia con relativa attribuzione di responsabilità).
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