il prosciutto San Daniele e fichi maturi, con il lardo, il salame di Nimis, i formaggi stagionati, la trota affumicata, il foie gras e, naturalmente, con i biscotti Uessuz, i Ramandolini, la Gubana, la pinza epifanica. Prodotto da uno dei più antichi vitigni del Friuli e presente nella lista dei vini serviti nel Concilio del 1409 a papa Gregorio XII, è la prima D.O.C.G. della regione.
I vigneti sono disposti al sole su dolci colline fra i comuni di Nimis e Tarcento, terra di Celti e Longobardi, in Friuli, nella provincia di Udine. La produzione è attualmente limitata a 285.000 bottiglie annue.
E sorge ora ovvia la domanda: qual è il vino ottimale? Sfortunatamente, per il momento, la risposta può essere solo di tipo induttivo, indicando come “ottimale” quello con maggiore capacità antiossidante. Su questa base si sostiene il concetto che i rossi dovrebbero essere preferibili.
Dopo anni di proficua attività del Consorzio di Tutela del Ramandolo, riconosciuta la qualità raggiunta dal prodotto e il suo valore economico, anche in base agli onerosi lavori di ammodernamento dei vigneti collinari, e considerato il notevole successo ottenuto dal prodotto sui mercati nazionali ed esteri, si è manifestato il desiderio di qualificare ancora più questa perla della vitivinicoltura friulana, chiedendo e ottenendo, primi nella nostra regione, il passaggio dalla Denominazione di Origine Controllata a quella più prestigiosa e garantita della D.O.C.G.
Ricordi storici ve ne sono in abbondanza, dai tini e dalle botti utilizzati dall’imperatore Massimino per attraversare il fiume Isonzo dopo che i suoi nemici avevano distrutto il ponte, al nome di una strada, ancora identificabile, che portava dal mare ai monti e poi al Nord chiamata via barilaria...
Tutto questo dimostra, una volta di più, che la vocazione vinicola del Friuli, e in particolare delle sue zone collinari, ha una tradizione che si perde nella notte dei tempi...
Una “vigna-giardino” non attrezzata a dare soltanto un prodotto di grande classe – e il Ramandolo è un vino, tutti lo riconoscono, di una finezza tale da lasciar intravedere un’affermazione pari, o comunque simile, a quella ottenuta dai più famosi vini dolci sul mercato internazionale – ma anche la possibilità di intrecciare con la produzione enologica altre attività di contorno e, comunque, collegate al settore viticolo. Come dire l’agriturismo che, nel comune di Nimis, ha avuto uno sviluppo fino a pochi anni fa impossibile da prevedere.
E il vacanziere che giunge a Nimis non può fare a meno di visitare questo scorcio di indubbia bellezza che si apre a strapiombo sulle “chiare, fresche, dolci” acque del Cornappo, “popolate” di trote, cavedani e gamberi. Collega le due sponde del torrente, che nasce dal Gran Monte, il ponte degli Angeli, un’ardita struttura tra le più suggestive del Friuli. E sulla riva sinistra è stato opportunamente ricostruito, dopo il terremoto del 1976 che l’aveva praticamente distrutto, proprio quello che è conosciuto come “borgo nievano”.
Salendo in paese, per il visitatore è facile raggiungere l’antica chiesa dei Santi Gervasio e Protasio: domina Nimis dall’alto di una piccola altura, appena oltre il ponte sull’appena citato torrente con la sua millenaria torre.
Infine, come coronare il pranzo? Ci sono i rustici uessuz usciti dal forno di San Gervasio seguendo una ricetta medioevale già in uso presso i frati che abitavano un piccolo convento all’ombra della storica pieve. Ma non mangiateli così, secchi: accompagnateli invece, meglio ancora se inzuppati, proprio con il “Ramandolo”. L’intesa è perfetta e il loro sapore vi accompagnerà per tutto il tempo che rimarrete nella valle di Nimis, lasciandovi il desiderio, quando ritornerete, di riprovare questo semplice ma gradito abbinamento. E per chiudere proprio in bellezza? Una profumata grappa. Di “Ramandolo”, naturalmente, distillata dalle vinacce di quei grappoli raccolti proprio nella “vigna-giardino”.
Abbiamo quindi disegnato la figura a cerchi concentrici dandole il colore prezioso del sole, il giallo della conoscenza, dell’illuminazione, dell’oro metallo perfetto; il colore biondo intenso del frumento maturo, lo stesso che ornava il capo degli eroi e degli dei celtici, quello raggiunto dal Ramandolo dopo la vendemmia tardiva, l’appassimento all’aria del Bernadia, l’arricchimento in legno e l’affinamento in vetro.
Il marchio ha la forma perimetrale di un quadrilatero regolare romboidale, archetipo che suggerisce le caratteristiche femminili, stabili e solide della terra (quadrato) unite all’espressione dinamica e penetrante della forza virile fecondatrice (rombo)...
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