Ingredienti principali:
razza, pulita e spellata
farina
dragoncello
Ingredienti: per 4 persone
800 g di razza, già pulita e spellata
farina
1 ciuffetto di dragoncello
1 ciuffetto di menta
1 rametto di rosmarino
pane nero
olio per friggere
olio di oliva
sale
Preparazione: 30’ + 20’ di cottura.
- Tagliate il baccalà a pezzi di circa 10 cm, metteteli in una pentola e copriteli con acqua fredda.
- Portate a ebollizione, cuocete per 5 minuti, spegnete il fuoco e lasciate raffreddare il pesce nella sua acqua di cottura per 20 minuti.
- Sbucciate e schiacciate l’aglio e rosolatelo in una padella con 3 cucchiai di olio extravergine di oliva.
- Quando sarà colorito ma non troppo dorato, frullatelo insieme con il baccalà ben scolato, un pugno di foglie di prezzemolo, il timo, la maggiorana, la mollica di pane, ammorbidita nel latte e ben strizzata, le uova, il pecorino, sale e pepe.
- Con le mani umide prelevate una piccola quantità del composto preparato e formate delle polpettine grandi quanto un’albicocca.
- Appiattitele leggermente, passatele nella farina, quindi friggetele in abbondante olio molto caldo.
- Toglietele con il mestolo forato, disponetele su carta assorbente da cucina a perdere l’unto in eccesso e servite. Vino consigliato: con i filetti di razza fritta proponete un vino fermo come il Trebbiano d’Abruzzo, o uno spumante come quello prodotto nell’Oltrepò Pavese.
Unica DOC dell’Abruzzo comprendente esclusivamente vino bianco, il Trebbiano d’Abruzzo viene prodotto in tutte e quattro le province abruzzesi: L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. La zona di produzione è molto ampia e occupa praticamente l’intero territorio della regione.
Il Trebbiano d’Abruzzo DOC è ottenuto dalle uve del vitigno Bombino Bianco, localmente detto Trebbiano d’Abruzzo, da cui il vino prende il nome. L’uvaggio prevede l’utilizzo di uve Trebbiano d’Abruzzo o Trebbiano Toscano (minimo 85%). La forma dei suoi grappoli di media grandezza, piramidali e alati, ricorda vagamente un bambino con le braccia aperte: di qui forse il nome di “Bambino” e poi di “Bombino”.
L’origine del nome Trebbiano pare risalga alla dicitura Trebulanum che Plinio il Vecchio utilizzò nella sua Naturalis Historia. Il vitigno, sempre secondo Plinio, era originario della Campania, in particolare della zona di Caserta. Di qui sarebbe successivamente arrivato in Abruzzo. Pare inoltre che il Trebbiano, non particolarmente richiesto nei banchetti patrizi, fosse il vino preferito dall’esercito dell’Impero tanto da essere talvolta definito “il vino dei soldati”.
Attualmente il vino è prodotto anche con l’indicazione della sottodenominazione geografica: in questo caso ha un affinamento di almeno 2 mesi e una gradazione alcolica minima di 11,5%.
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