Di solito il rapporto è di una bottiglia di buon vino, per il privilegio del cuoco e un’altra per cucinare. Dato questa assioma, vediamo l’uso del vino per la cucina.
Il vino che si deve usare in cucina non è casuale, ma deve essere di buona qualità, non eccessivamente invecchiato, con un buon corpo e bouquet e in abbinamento col prodotto che vogliamo cucinare.
Quali elementi del vino interessano il cuoco :
- L’ acidità: nel controbilanciare una preparazione. Un piatto è equilibrato quando coesistono tutti i gusti: dolce, salto, acido, amaro. Vale la regola che il dolce è controbilanciato dal salato, acido, amaro e viceversa. Mai vino in una salsa di pomodoro o con certi ortaggi. I pomodori sono acidi per cui acido + acido darebbe un eccesso di acidità. Meglio sfumato con carne e pesce. Una preparazione con tendenza dolce accetta una sfumatura di vino. Per esempio, nel risotto. Il riso è un amido, uno zucchero complesso, vi è presenza anche di burro e formaggio che contengono lattosio, un altro zucchero.
Sfumiamo per attribuire acidità alla preparazione e controbilanciare l’eccesso di sensazione dolce, sarà poi il sale a completare con il salato e l’amaro i quattro gusti. L’acidità del vino, ma anche dell’aceto in combinazione con lo zucchero, crea il gusto agrodolce sfruttato in quelle preparazioni dove l’elemento cotto può supportare questo gusto, come le cipolline, le carote, il cavolo cappuccio, ortaggi con chiare tendenza alla sensazione del dolce.
- L’acidità nelle marinate. Questa interviene ammorbidendo i tessuti come proteine e connettivi. I tannini nelle marinate, per il loro effetto concia sulla superfice del prodotto hanno azione sigillante e impermeabilizzante impedendo la fuoriuscita dei succhi della carne durante la cottura. Nelle marinature intervengono anche i sali minerali con duplice effetto: uno osmotico, togliendo liquido alle proteine e l’altro rassodandole. Può essere sfruttato, per esempio, nei pesci che tendono a sfaldarsi durante la cottura, sostituendo la marinatura con latte che sfrutta invece i sali di calcio presenti. Per il pesce è sufficiente una marinatura di 20minuti. Per la carne si può protrarre a 3ore a temperatura ambiente o 8ore in frigorifero come per il brasato.
- L’alcool: per aumentare la temperatura che in un flambè è circa 400°C. Si usano vini molto alcolici o liquori. Può essere considerata una breve e immediata doratura e caramellizzazione degli zuccheri. E’ consigliabile quando si flamba tenere un coperchio con la sinistra, mentre si versa il liquido con la destra. Questo per gestire la fiamma. In caso di necessità si può spegnere semplicemente chiudendo col coperchio. E’ consigliabile anche spegnere l’aspiratore della cappa. Le sfumature con vino rosso servono anche a rompere le lunghe catene dei grassi insaturi. Questo si può vedere chiaramente preparando il fondo per l’amatriciana. Dopo aver soffritto il guanciale si evidenzia un grasso denso e lucido, sfumando con vino rosso il grasso diventa più sciolto e opaco. Rimane comunque sempre saturo ma più digeribile.
- Gli aromi: con vini molto ricchi di corpo e bouquet come Barolo, Moscati e Malvasie. La scelta di un vino molto aromatico segue le stesse regole degli abbinamenti cibo-vino. Questo si può estendere anche alle ricette regionali dove è meglio usare un vino della stessa regione. Classico il Brasato di Manzo al Barolo, usando un Barolo non troppo invecchiato per la marinatura e cottura e poi uno più invecchiato per la tavola. Un vino particolarmente usato in cucina per le sue caratteristiche aromatiche è il Marsala secco. Entra in tante ricette sia salate che dolci.
- Zuccheri: come residuo secco dato che lo andremo a concentrare con l’evaporazione dell’acqua. Servirà per caramellare. Per esempio le Prus Martin Sec al Gamay.
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