La cucina calabrese è strettamente collegata alla vita religiosa e spirituale e comporta regole e abitudini spesso legate alle ricorrenze che risalgono ai tempi antichi, essendo il risultato di quasi 3.000 anni di storia, dalla Magna Grecia all'Unità d'Italia.
Per esempio a Natale e all'Epifania era usanza mettere in tavola tredici portate, mentre a Carnevale si mangiano maccheroni, polpette e carne di maiale.
La Pasqua si festeggia con l'arrosto d'agnello, i cudduraci e i pani spirituali e così per le altre feste.
Ogni evento della vita familiare (nozze, battesimi etc.) si festeggia sempre con una cena particolare. Oggi le abitudini non sono così rigide, ma mantengono molte delle antiche usanze.
Per esempio a Natale e all'Epifania era usanza mettere in tavola tredici portate, mentre a Carnevale si mangiano maccheroni, polpette e carne di maiale.
La Pasqua si festeggia con l'arrosto d'agnello, i cudduraci e i pani spirituali e così per le altre feste.
Ogni evento della vita familiare (nozze, battesimi etc.) si festeggia sempre con una cena particolare. Oggi le abitudini non sono così rigide, ma mantengono molte delle antiche usanze.
CONSIGLIO DA CHEF
Invece dei pomodori ramati, usate i pomodorini ciliegia, riducendo di circa un terzo gli ingredienti della ricetta: otterrete degli ottimi bocconcini da gustare con le dita.
Il pesce spada è un pregiato piatto tipico siciliano e calabrese, pescato e servito a Reggio Calabria e nella sua provincia soprattutto nei borghi di Villa San Giovanni, Palmi, Scilla e Bagnara Calabra diventandone caratteristica gastronomica delle località.
Pescato in maniera del tutto pittoresca (cantata da Domenico Modugno nella canzone "u piscispada", che conosceva il siciliano poiché sposato con una messinese) con le tradizionali imbarcazioni che assumono diversi nomi quali Passerelle, Feluche, o più diffusamente Spatare; il pescespada è spesso in Calabria oggetto di sagre e feste popolari durante i mesi estivi. Viene pescato anche a nella zona nord di Messina, sull'altra sponda dello Stretto.
Nei piccoli centri calabresi ci sono usi che si ripropongono di anno in anno, in particolare quello di “mettere la frissura” il primo dicembre, un modo come un altro per dare il benvenuto al periodo dell’ avvento.
Si provvede, cioè, alla produzione in casa di dolci tipici della tradizione locale, un sapore, un aria, un gusto unico che inebria i vicoli dei vari centri, e dove è consuetudine, oltretutto, offrire vicendevolmente parte della propria produzione ai vicini e parenti più prossimi, laddove i più piccini sono dediti a far da fattorini nello scambio di piatti e guantiere, ricevendone in cambio qualche piccola mancia.
I crustuli, turdilli o cannaricoli calabresi, sono dei tozzetti di pasta frolla, ove ingredienti essenziali per la relativa produzione sono farina, acqua, vermouth, olio di oliva, miele, sale.
Una chicca di questo prodotto: nei decenni passati questo era sì uno dei tipici dolci natalizi, ma in epoca di ristrettezza e di magra come allora, allorquando le merendine e le brioss erano di là da venire, i crustuli si conservavano nei tradizionali “tarzaruli”, contenitori di creta o argilla dotati di apposito coperchio in legno, e si consumavano fino a primavera inoltrata.
La cucina calabrese è strettamente collegata alla vita religiosa e spirituale e comporta regole e abitudini spesso legate alle ricorrenze che risalgono ai tempi antichi, essendo il risultato di quasi 3.000 anni di storia, dalla Magna Grecia all'Unità d'Italia.Per esempio a Natale e all'Epifania era usanza mettere in tavola tredici portate, mentre a Carnevale si mangiano maccheroni, polpette e carne di maiale. La Pasqua si festeggia con l'arrosto d'agnello i cudduraci e i pani spirituali e così per le altre feste. Ogni evento della vita familiare (nozze, battesimi etc.) si festeggia sempre con una cena particolare.
Oggi le abitudini non sono così rigide, ma mantengono molte delle antiche usanze.
Maccarruni i'casa, i Maccheroni appartengono alla più antica tradizione calabrese e sono da considerarsi i capostipiti della pasta che dalla Calabria si è poi diffusa nella Penisola.
Preparati con un impasto di semola e acqua, venivano modellati in altico intorno ad uno stello di un'erba particolare, oggi intorno ad un ferro da calza o, più spesso, con macchine industruiali, e conditi con ricchi sughi a base di capra, manzo o maiale (Maccarruni cu'zugu ra Crapa, ru boi o ru porcu).
Si completano con una grattugiata di ricotta salata.
I Petrali sono dei dolci di pastafrolla ripieni a forma di mezzaluna tipici di Reggio Calabria.
I Petrali sono dei dolci tipici di Reggio Calabria.Sono dei dolci di pastafrolla ripieni a forma di mezzaluna, con all'interno un ripieno ottenuto facendo macerare per molti giorni nel vin cotto e nel caffè zuccherato un tritato di fichi secchi, noci, mandorle, buccia di arancia e di mandarino.L'esterno è di solito guarnito con una spennellata di rosso d'uovo sbattuto e diavoletti colorati (piccole palline di zucchero colorate); alternativamente posso essere guarniti con glassa di zucchero, con cioccolato fondente o cioccolato bianco.Tali dolci vengono usualmente preparati e consumati durante le festività natalizie.e ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sulla maglietta per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
Trovato questo articolo interessante? Condividilo sulla tua rete di contatti Twitter o sulla tua bacheca su Facebook. Diffondere contenuti che trovi rilevanti aiuta questo blog a crescere. Grazie! CONDIVIDI SU!
0 commenti :
Posta un commento