Al contrario delle regioni più settentrionali, dopo il crollo dell’Impero l’Abruzzo non conobbe le incessanti scorrerie barbariche, ma fu invece teatro della guerra greco-gotica durante la quale i Bizantini fondarono il ducato di Teate, l’odierna Chieti. Successivamente, la regione venne conquistata dai Longobardi e in seguito dai Franchi che la riorganizzarono in contee, ponendo al centro il comitato autonomo della Marsica.
Entrata a far parte del Regno delle Due Sicilie, seguì le sorti delle dinastie normanna e sveva e fu unificata da Federico II che nel 1245 fondò L’Aquila, divenuta in breve tempo un centro economico e culturale di grande interesse, contraddistinto da una forte vocazione all’autonomia.
La forza della città, che sotto la dominazione angioina aveva vissuto un periodo di consolidamento, venne definitivamente ridimensionata con l’arrivo degli Aragonesi. In seguito, nel corso delle lotte tra Francesi e Spagnoli per il possesso del regno di Napoli, Carlo V di Spagna fece erigere nella città la fortezza ad reprimendam audaciam Aquilanorum, in modo da controllare militarmente il capoluogo, segnandone così l’inevitabile declino.
Il lungo periodo di decadenza in cui era sprofondata la regione, zona di latifondi, povertà e disagio sociale, non migliorò nemmeno con l’Unità d’Italia, e l’Abruzzo, divenuto nel frattempo uno dei più forti centri del brigantaggio politico, a partire dalla fine dell’Ottocento subì una serie di ondate migratorie che ne spopolarono le terre.
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